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lunedì 6 giugno 2011

I pregiudizi sulla ricerca dell’amore online


Sono molti i pregiudizi e gli stereotipi negativi che riguardano la ricerca dell’amore online diffusi sia tra i mass-media sia, ed è quello che più stupisce, tra gli stessi utilizzatori di internet. Tanto è vero che non sono pochi quelli che aderiscono ai siti per incontri camuffando la loro identità o che esordiscono nelle loro presentazioni personali dichiarando ad esempio “Non so perché mi sono iscritto qui, non credo in queste cose … mah, proviamo”.

Ecco quello che ho trovato scritto su alcuni forum online:

“Secondo voi, è possibile sentirsi innamorati senza essersi mai visti?”
“Ma cercare l’anima gemella su internet non vi sembra una cosa da sfigati?”
“In internet rischi di trovare solo fregature…”
“E se poi scopri che la persona che credevi di amare è tutt’altra persona??”
“Non si conosce mai in fondo una persona vicina, figuriamoci con internet!”
“Se tu vai su un sito dove già sai che tutti e due siete interessati a trovare l’anima gemella, dov’è il gusto?! Dov’è l’amore?!”
“Io penso sia qualcosa di surreale, di fittizio, per conoscersi bisogna guardarsi negli occhi!”
“Io non riuscirei a conoscere una persona in questo modo, a fidarmi di uno sconosciuto…”
“Non penso che la conoscenza virtuale sia la soluzione della propria vita”
“Vi chiedo, è mai possibile che la gente non riesce più a conoscersi in strada o al bar come una volta???”

Ma non ci vuol molto, secondo me, per ribattere:

  • Chi l’ha detto, ad esempio, che la conoscenza fatta su internet è virtuale? Se io conosco in un sito una persona, diventiamo amici e poi ci incontriamo, e magari poi ci sposiamo anche, non è una cosa molto reale? Ma anche escludendo la possibilità (o la volontà) di un incontro, bisogna capirsi bene: virtuale significa immaginario, irreale, ma qual è la realtà che vogliamo prendere in considerazione? Certo se è il contatto fisico in internet (per ora…) non c’è, ma ci dimentichiamo forse cos’erano gli amici di penna? Quando ero studente ho corrisposto per anni con ragazzi e ragazze stranieri che non avevo mai conosciuto di persona, di alcuni di loro non ho mai visto neppure una fotografia, eppure era molto gratificante e umanamente arricchente scrivere e ricevere le loro lettere.
  • Le persone in internet non si riesce a conoscerle bene, è impossibile… Perché le persone che conosciamo e frequentiamo realmente (compagni, amici, colleghi…) siamo sicuri di conoscerle bene? Quante volte abbiamo sentito dire “Solo quando l’ho sposato e abbiamo cominciato a convivere ho capito quanto fosse diverso da quello che sembrava!”
  • Internet è pieno di truffatori. Di nuovo: perché nella vita reale sono tutti onesti?  Non c’è bisogno di seguire fedelmente ogni settimana Mi manda Rai3 per scoprire che di truffe ne inventano di tutti i tipi e tutte le forme e che la realtà, anche in questo campo, supera spesso l’immaginazione.
  • La gente si sta disumanizzando, manifesta sempre di più la propria incapacità di interagire e comunicare. Internet ne è, allo stesso tempo, il segnale e il risultato. Ma è giusto affermare che prima era diverso, che il passato era migliore del presente? Io ho davanti agli occhi due coppie, ormai anziani, amici dei miei genitori, sempre insieme da una vita, citati da tutti come modello, ebbene  i primi due si sono conosciuti per corrispondenza, i secondi tramite il parroco (l’uomo era molto timido, la donna di una famiglia molto povera, senza alcuna opportunità di vita sociale). E questo è avvenuto sessant’anni fa quando il computer ancora non esisteva!
  • Cercare l’amore su internet è da sfigati. Ma guarda, se penso ai diversi miei conoscenti che, felicemente, da diversi anni vivono con la loro compagna conosciuta via internet, sono sicuro che nessuno direbbe di loro che erano poveri maschi incapaci e sfortunati, anzi…

Ma forse questo non basta, la forza di inerzia dei pregiudizi è grande. Leggevo che quando, più di un secolo fa, si stava introducendo la tecnologia del telefono (quello tradizionale, con il filo e la cornetta) accadevano le stesse cose: c’era chi si interrogava su cosa mai potesse servire un oggetto del genere, chi si scandalizzava paventando un mondo in balia degli importuni e dei perditempo (beh, su questo…), chi ammoniva “Questo strumento non può essere permesso a chicchessia!”.
In realtà si sa che quando vengono introdotte nuove tecnologie, soprattutto quelle che alterano le normali strutture sociali, ci vogliono anni e anni, forse decine, perché la gente e la società si adattino. In molte persone la reazione è di rigetto a priori o di opposizione precostituita e sarcastica.
Dietro c’è la paura del nuovo, l’ansia per il timore di sconvolgimento degli equilibri sociali, per la perdita delle abitudini e, in più, il timore di essere incapaci a recepire e seguire la novità e, quindi, di finire nel gruppo degli analfabeti tecnologici, emarginati a livello sociale.

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